ANNI DI RABBIA E DI SPERANZE - LA VICENDA DELLA FAMIGLIA DE BENEDETTI
Mercoledì 25 gennaio ore 17.00 Sala del Consiglio Comunale di Faenza
Inaugurazione della mostra documentaria realizzata dagli studenti della 2°B classico del Liceo Torricelli in collaborazione con l'Archivio di Stato di Ferrara
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Sventurata la terra che non ha eroi! [.....]
No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.
(B. Brecht, Vita di Galileo)
La vicenda della famiglia ebrea dei De Benedetti è analoga a quella di decine di migliaia di cittadini italiani ebrei travolti dalle leggi razziali durante il fascismo, cittadini perfettamente integrati nel tessuto sociale dell’epoca, inseriti nell’apparato statale e produttivo, allineati con l’ideologia dominante, “assimilati” culturalmente, che di colpo si ritrovarono espulsi dalla società civile, emarginati in una sorta di ghetto virtuale che li lasciava vivere ma toglieva loro ogni diritto. La famiglia De Benedetti risiedeva a Ferrara ma non era ferrarese da sempre. Il padre Umberto era Tenente Colonnello d’Artiglieria dell’esercito italiano ed era astigiano di origini. La madre Amalia Vita Finzi invece era ferrarese, ed a Ferrara i due giovani si fidanzarono nel 1922 con tanto di annuncio ufficiale e di indagini sulla moralità della futura sposa. Nell’Archivio di Stato di Ferrara anche quest’anno ci siamo imbattuti nell’accanimento burocratico contro i cittadini italiani di religione ebraica. Elenchi su elenchi, pratiche per l’accertamento della razza, ossequiose richieste supportate da fitta documentazione per ottenere la discriminazione, ossia l’esenzione dall’applicazione dei Provvedimenti per la Difesa della Razza. E’ questo il caso di Umberto, che chiederà e faticosamente otterrà per sé e per i suoi il provvedimento di discriminazione nel 1940. Tuttavia questo non sarà sufficiente, dopo l’8 settembre 1943, a mettere fuori pericolo i suoi cari, la moglie Amalia e i due figli Nella e Corrado. E’ qui che intervengono gli eroi semplici faentini, che al di fuori di ogni logica opportunistica o ideologica, aprono le loro case, li aiutano a nascondersi dietro false identità. Nel 1933/4 il Tenente Colonnello De Benedetti era stato nominato comandante del Presidio di Faenza e qui aveva avuto modo di stringere rapporti di amicizia con esponenti della borghesia faentina. Tra essi il notaio Sciutto ed il dentista ebreo di origini ungheresi Miklos Berger. Il primo tra la fine del ‘43 e l’inizio del’44 lo accoglierà con moglie e figli in casa sua, il secondo gli fornirà i documenti falsi che consentiranno a tutta la famiglia di salvarsi dalla ferocia della persecuzione nazifascista, che in Italia fece più di 8000 vittime. Con questi documenti falsi la famiglia De Benedetti riuscirà a sopravvivere fino al dicembre 1944, quando gli alleati li libereranno dall’incubo, trovandoli clandestini nella zona di Brisighella. La persecuzione rafforzò in molti ebrei italiani l’identità ebraica. Accadde così a Corrado, il più piccolo dei figli, che dopo la guerra entrò a far parte del movimento sionista giovanile Hechalutz e nel 1949 si trasferì in Israele nel Kibbutz Ruchama, dove vive tuttora, con due figlie sposate, sette nipoti e quattro bisnipoti. Di questo parleranno gli studenti mercoledì 25 gennaio, insieme a Corrado gradito ospite di Faenza che lo accoglie oggi come allora, inaugurando ed illustrando la mostra realizzata con i documenti trovati in Archivio di Stato a Ferrara, che resterà a disposizione della cittadinanza dal 25 gennaio al 15 febbraio, nei locali del Salone delle Bandiere e sarà visitabile negli orari di apertura della Sala. Al mattino saranno possibili, su prenotazione, visite guidate delle scolaresche di ogni età, a cura degli studenti della 2°B classico del Liceo Torricelli.
Elena Romito