GIUSTI E RESISTENTI MORALI AL TOTALITARISMO

CONVEGNO NAZIONALE

Bologna, 22-23 aprile 2009
Auditorium della regione Emilia Romagna
Sala Conferenze del Quartiere Santo Stefano

home

 

PROGRAMMA

SALUTI DELLE AUTORITA'

INTERVENTI DEGLI ESPERTI

COMUNICAZIONI DELLE SCUOLE

RASSEGNA STAMPA

FOTO DELL'EVENTO

 

IL VALORE CIVILE DELLA MEMORIA
I giusti contro i genocidi e i crimini contro l’umanità sono dei testimoni particolari. Essi infatti non si sono limitati a denunciare il male con cui sono venuti in contatto, ma hanno scelto, con le loro azioni, di condividere il rischio e la sofferenza dei perseguitati. Per questo sono per noi degli esempi morali, in quanto le loro scelte controcorrente, svelando il male, indicano la verità della storia di cui sono stati testimoni e la loro denuncia è al tempo stesso un richiamo alla responsabilità personale. Possiamo ugualmente definire giusti gli oppositori o i resistenti morali ai regimi comunisti dell’Europa Centro Orientale?
Il fenomeno del totalitarismo ha riguardato tutta l’Europa sia prima che durante la Seconda guerra mondiale e, nei paesi del cosiddetto blocco orientale, anche per molti anni dopo. Esso ha lasciato un segno, riscontrabile nella memoria pubblica e privata, anche se, in taluni casi, questo passato risulta ancora oggi molto difficile da recuperare. Ci si chiede se una netta divaricazione tra fascismo/nazismo e comunismo come due esperienze relegate in due aree geograficamente distinte sia in grado di rendere ragione della complessità dei fenomeni storici; se sia stato giusto, nel processo di elaborazione della memoria, contrapporre la memoria della Shoah alla memoria del Gulag (il più delle volte semplicemente omessa); se infine i fenomeni di resistenza al totalitarismo nelle due aree europee siano comparabili. Si può definire come resistenza morale quell’azione di resistenza ad un regime ingiusto che l’individuo persegue e che ,totalmente fine a se stessa, risulta tuttavia una azione di opposizione.
Il grido che il protagonista di un racconto di Salamov rivolge ai suoi aguzzini “No, l’anima non ve la do” esprime l’estrema rivolta dell’uomo che può accettare tutto, ma non quell’azione che metterebbe a repentaglio la sua dignità perché lo porterebbe a negare la verità di se stesso. Uomini come questi ci lasciano una testimonianza che è molto vicina, nella sua finalità, alla testimonianza dei giusti. E’ una testimonianza che richiede a noi, che ne vogliamo fare memoria, una assunzione di responsabilità. La loro memoria può svolgere un’azione riparatrice nei confronti del male commesso, perché il presente può cambiare solo se esiste la volontà di renderlo migliore.
Le azioni di questi uomini rischiano spesso di rimanere nell’oblio, perché danno la sensazione di non spostare il corso della storia. E’ indispensabile quindi abituare lo sguardo al riconoscimento di questi comportamenti esemplari che altrimenti andrebbero perduti. Nel 900, il secolo dei totalitarismi e degli stermini di massa, si possono ritrovare molteplici esempi di resistenza morale. Ad essi ed alla loro funzione sono dedicate le sessioni di questo convegno.