ESPERIENZE EUROPEE - Commenti degli studenti

Il viaggio è stato molto interessante e costruttivo, non solo per aver avuto l'opportunità di poter parlare con parlamentari, bensì soprattutto per aver avuto l'opportunità di vedere e conoscere realtà istituzionali così importanti per il mantenimento della pace nel mondo. La mia conoscenza di queste istituzioni era abbastanza scarsa prima del progetto e sono contento di aver potuto conoscerle più approfonditamente. Bellissime anche le città che abbiamo visitato con una cultura e una storia del tutto uniche.
Bellissima esperienza
Pietro Canelli – Liceo Scientifico “E.Fermi”

Il viaggio a Strasburgo e Ginevra è stata una tappa molto interessante ed educativa del nostro progetto: abbiamo potuto vedere all'opera degli organismi internazionali e abbiamo condiviso con altre scuole, altri studenti come noi, le nostre idee e opinioni, e credo sia stata questa alla fine la cosa più importante. Questo progetto, su cui abbiamo lavorato e sudato per anni, ha come scopo diffondere e confrontare notizie, idee, racconti, che solitamente restano nascosti, ed era proprio per questo che ci siamo recati al Parlamento Europeo, per essere ascoltati, ma anche per ascoltare. Purtroppo ciò non è stato possibile, e la cosa devo ammettere che mi ha molto deluso sul momento, però, a distanza di ormai due mesi, posso affermare che non siamo stati di certo noi a rimetterci e che, anzi, quest'episodio non potrà che aiutarci a migliorare e spronarci a fare di più. Da questa esperienza ho capito soprattutto che non bisogna mai ritenersi superiori agli altri, ma che bisogna essere attenti ad ogni persona, ad ogni voce che si incontra sul proprio cammino, perché non si sa mai le storie, i racconti che si possono scoprire se si ascolta bene. Ringrazio i miei compagni e le mie insegnanti per avermi accompagnato in questo viaggio, che mi ha dato molto e che sicuramente non dimenticherò.
Ottavia Sandrini - Liceo Scientifico “E.Fermi”

Sono Debora della classe III I/A e dopo quest’esperienza a dir poco unica e irripetibile mi sono sentita quasi in dovere di rilasciare alcune impressioni. Non avrei mai immaginato di poter vedere in prima persona la sede del Parlamento Europeo o quella dell’ONU, né avrei mai aspirato ad una meta simile! È stato emozionante visitare una delle sale in cui si tenevano le riunioni dei parlamentari europei … sedere negli stessi posti e ascoltare personaggi importanti che hanno avuto esperienze più o meno dirette sull’argomento dei Giusti, abbastanza complesso per quanto mi riguarda, poiché non possedevo una conoscenza particolarmente approfondita in merito, ma che grazie all’aiuto e alle spiegazioni della professoressa Grasselli e dai discorsi degli stessi parlamentari, sono riuscita a comprendere meglio. La visita all’ONU è stata altrettanto suggestiva, e nonostante la stanchezza (causata dai frequenti spostamenti in pullman e dalla fame per il cibo scarso) sono rimasta colpita dalle meravigliose sale e gli approfondimenti su concetti importanti come la carta dei diritti dell’uomo. Ma, in quanto amante della chimica e della fisica, devo ammettere di essere rimasta sinceramente affascinata dalla visita al CERN, (per cui infatti mi ero precedentemente preparata attraverso i testi esplicativi in inglese reperibili nel sito del CERN) tanto che per un attimo ho pensato di rimanere là, tra Large Hadron Collider e Super magneti!! Concludo con i miei più sentiti ringraziamenti alla professoressa e a tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione di questo viaggio.
Debora Placuzzi - Liceo Scientifico “E.Fermi”

Il viaggio di istruzione che abbiamo fatto a Marzo di quest'anno è stato un'esperienza molto significativa sia dal punto didattico che formativo. La visita al Parlamento Europeo e alla sede dell'ONU si è rivelata un'opportunità interessante e difficilmente ripetibile. Sono rimasta molto colpita dagli aspetti architettonici e paesaggistici della sede di Strasburgo del Parlamento Europeo ma ho incontrato alcune difficoltà nel capire in tutte le sue angolazioni l'argomento trattato dai parlamentari che ci hanno gentilmente accolto. Anche il palazzo dell'ONU mi ha stupito per la sua bellezza e per la sua maestosità con le sue ampie sale e la grande quantità di persone indaffarate nello svolgimento dei loro molteplici e importanti ruoli. Ho trovato stimolante anche l'incontro con il funzionario che lavora nella sezione che si occupa della difesa dei diritti umani che ci ha presentato il lavoro che la commissione porta avanti. Questa esperienza vissuta con i miei compagni e le altre classi che hanno partecipato a questo progetto mi ha dato l'opportunità di entrare nella dimensione di un mondo più grande rispetto alla nostra piccola comunità e quindi mi ha fatto sentire una cittadina europea.
Caterina Giordano - Liceo Scientifico “E.Fermi”

Strasburgo è la prima tappa del nostro viaggio. 
Il continuo cambiamento di nazionalità di Strasburgo ha fatto sì che la città diventasse il simbolo dell’unità europea. Proprio per questo motivo è la capitale dell’Unione Europea e ospita il palazzo del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa. Inoltre, questa città è considerata molto aperta e ciò è testimoniato dalla cattedrale che, dopo essere stata cattolica e poi protestante, ai giorni nostri è luogo di culto sia per i fedeli cattolici sia per quelli protestanti, i quali convivono in armonia.
Passeggiando per la città, anche se per poco tempo, sono riuscita a percepire il cosmopolitismo unito alla tradizione. Infatti, visitando prima il centro storico della città con la cattedrale, poi la zona del palazzo del Parlamento Europeo, mi è sembrato di essere in due città diverse. Da un lato, le case tipiche fanno percepire un’atmosfera legata alle tradizioni, da piccolo borgo medioevale, dall’altro lato, di fronte al Parlamento Europeo, siamo rimaste colpite dalla grandezza e modernità del palazzo, paragonabile ad u edificio di una grande metropoli come Londra, e dall’importanza internazionale di quel luogo, in cui i rappresentanti di diversi paesi del mondo lavorano insieme.
Annalisa Nanni – Liceo Scientifico “A.Righi”


Ho trovato molto interessante l’incontro con la dottoressa Elena Ippoliti al palazzo dell’ONU di Ginevra, in quanto mi ha dato l’occasione per riflettere sull’importanza della dichiarazione universale dei diritti umani, che dovrebbe essere rispettata da tutti i paesi che l’hanno firmata. Purtroppo non è sempre rispettata, personalmente trovo che per i ragazzi della nostra generazione ormai alcuni diritti sono scontati e acquisiti, trovo che sia interessante invece sapere quale sia stata il faticoso iter che ha portato alla stesura della dichiarazione universale dei diritti, infatti ogni paese aveva un parere diverso per esempio i paesi occidentali tra cui l’Italia, avevano molto a cuore i diritti civili; i paesi socialisti invece i diritti sociali, e così via. Trovo che la dichiarazione sia frutto di un lungo lavoro, ma che sia stato un grosso passo avanti perché grazie ad essa ogni uomo può avere dei diritti che sono universalmente conosciuti e inviolabili. L’Italia ha incluso nella propria costituzione quasi tutti i principi della dichiarazione. Per favorire la diffusione la Dichiarazione è stata anche tradotta in moltissime lingue anche in dialetti indigeni per fare in modo che tutti la possano leggere.
Martina Guizzardi– Liceo Scientifico “A.Righi”

 

Tramite l’esperienza dell’incontro con i parlamentari europei a Strasburgo e con l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a Ginevra, mi sono resa conto che essere cittadini europei e sentirsi parte integrante dell’Europa non è sempre così semplice. E’ facile, infatti, provare un senso di inutilità e di “piccolezza”, trovandosi di fronte ad associazioni di tale rilievo e magnificenza, ma prendere questa realtà come scusa porta unicamente a continue lamentele, che non fanno ottenere nulla, se non un ulteriore rammarico e insoddisfazione personali. Invece, sono convinta del fatto che la soluzione giusta sia quella di non arrestarsi e arrendersi alle prime difficoltà incontrate nel dialogare: bisognerebbe battersi per conoscere la verità ricercata, affrontare con decisione  i problemi incontrati e cercare delle soluzioni. Io, sicuramente, non ho la risposta a tutti i nostri quesiti ( quelli preparati e che dovevano essere posti nell’incontro), ma intanto provo a trovare le soluzioni di cui parliamo, a proporre idee e ascolto quelle degli altri; ma soprattutto provo a far qualcosa nel mio piccolo. Ed è proprio questo, secondo me, il senso per cui abbiamo affrontato il nostro concorso. Non ha significato guardare il mondo in cui viviamo da lontano e pretendere di capirlo, è necessario immergersi in esso se vogliamo realmente comprenderlo. Ed è normale e naturale iniziare dalla nostra esperienza senza prendere distanza dalle associazioni europee, solo perché ci sembrano troppo diverse da come noi le vorremmo. “Voi, ragazzi, dovete agire e non reagire”. Non dobbiamo reagire, perché la reazione comporta nuovi danni e beffe, reagire significa solamente mostrare rabbia senza tentare di utilizzare la ragione. Agire, invece, significa impegnarsi, concretamente, per metter fine ai problemi quotidiani. E dunque, agiamo per essere cittadini europei. In questo modo, finalmente, potremmo dire di aver operato per costruire una coscienza europea unita, potremmo dire di avere degli obiettivi comuni per i quali oltrepassare tutto ciò che si rivela superfluo. Potremmo dire “Sono un cittadino europeo” e, servendoci di impegno e di volontà, potremmo fare un passo nelle nostre ricerche e battaglie e scoprire la verità, quella verità che ora ci appare offuscata.
Silvia Fabbri Della Faggiola
Liceo Ginnasio “V. Monti”- Cesena


Il viaggio di istruzione a Strasburgo e Ginevra si è rivelato un’esperienza dalle molteplici  possibilità: forse a causa delle alte aspettative che la classe aveva in esso riposto,  gli incontri programmati al Parlamento Europeo e all’ONU non sono stati del tutto efficaci per trovare risposte alle domande nate dal lavoro svolto in classe, in primo luogo, circa la proposta di risoluzione e la risoluzione stessa: in realtà l’impressione è stata  quella di voler aggirare le domande. In ogni caso l’incontro al Parlamento Europeo, e così il dialogo con le autorità, oltre onorarci per l’opportunità ci ha permesso di   apprendere nuove nozioni sulla modalità di svolgimento dei vari incarichi e, tra le altre cose, ci ha impressionato e sorpreso, il modo in cui vengono prese alcune decisioni molto importanti per l’Europa e per il mondo intero: può infatti capitare che i rappresentanti delle varie nazioni, proseguano la discussione delle varie problematiche iniziata nelle aule parlamentari,  nella caffetteria. Questo aneddoto non si è rivelato solamente curioso, ma anche interessante e utile a comprendere come le formalità passino spesso in secondo piano rispetto all’urgenza di affrontare i problemi che affliggono il mondo: anzi il rapporto tra persone rende più facile la comprensione dei diversi punti di vista. E’ stato interessate capire grazie ad E. Ippoliti, funzionario dell’ONU, con quale modalità si svolgano le riunioni, le missioni di pace, come siano suddivisi gli incarichi e come sia organizzato, in generale, l’ONU. Per quanto riguarda il Parlamento,un intervento merita di essere ricordato: quello di M. Mauro, vicepresidente del parlamento europeo  che ha raccontato la propria esperienza di dissidente, non nascondendo neppure gli arresti da lui subiti in passato sul confine orientale, per far meglio comprendere quanta strada in effetti sia stata fatta in questi anni  verso la pacificazione e la libertà. La delusione è scaturita dall’impressione, avvertita dai membri della classe, che i funzionari non si aspettassero minimamente di trovarsi davanti ragazzi maturi e desiderosi di conoscere e assimilare il maggior numero di informazioni possibile. Ma riteniamo più probabile  una difficoltà non superata nel parlare serenamente e apertamente di fatti accaduti 50 anni fa, difficoltà che, però, rischia di minare il diritto all’educazione attraverso la storia. Confrontarsi con persone, quali i Giusti o Dissidenti  porta  a chiedersi cosa voglia dire vivere nella verità, e acuisce il bisogno di risposte chiare. I compagni che hanno visitato Il Cern hanno sottolineato il clima di collaborazione e l’amore per la ricerca di chi vi opera. Perché non accade lo stesso nella politica?
Sofia Fioravanti
Liceo Ginnasio “V. Monti” – Cesena


Il valore di un esperienza si misura non solo dalla riuscita dell’esperienza in sé ma anche dal lascito che essa è in grado o meno di consegnare a coloro che l’hanno provata. E tale lascito, che nella nostra esperienza è stato incisivo, può essere ancor più valorizzato grazie alla nostra capacità di gettare le basi per una prosecuzione del lavoro: prosecuzione che, secondo me, potrebbe consistere in un altro incontro coi protagonisti del progetto, in una cornice più informale e meno costretta dai tempi, con la possibilità di porgere tutte le domande e di poterle confrontare  liberamente coi contributi degli altri istituti. Sarebbe poi interessante ampliare il numero degli interlocutori, coinvolgendo anche altri esponenti politici che hanno preso parte al progetto, per ascoltare le loro ragioni, e magari anche protagonisti diretti, persone che hanno preso parte in prima persona all’esperienza del dissenso. Infine, perché il nostro lavoro non rimanga limitato all’ambito scolastico o specialistico, potrebbe essere interessante che questi incontri avessero un’eco più ampio, coinvolgendo anche esponenti di altre istituzioni a carattere nazionale. Queste proposte potranno apparire irrealizzabili e utopistiche dal punto di vista tecnico, e forse lo sono, ma non per questo si deve evitare di avanzarle, con la consapevolezza che aiuterebbero ad accrescere il contributo da noi offerto tramite la nostra esperienza e quello che l’esperienza stessa ha a noi offerto.
Pietro Pollini
Liceo Ginnasio “V. Monti” – Cesena

La riflessione provocata in me dalla visita al PE e all’Onu al termine del laboratorio svolto in classe sul testo “Il potere dei senza potere” può essere così espressa:
Tramite la lettura dei testi di Havel abbiamo iniziato a comprendere i maniera completa il fenomeno del totalitarismo, nella sua declinazione più moderna, ad ogni modo non è stato il sistema post-totalitario in se ad attirare la nostra attenzione, e nemmeno la sua genesi; ci siamo interessati infatti ad un fenomeno molto più umano ovvero la formazione di un frontiera di pensiero che al regime si opponga.
L'argomento è particolarmente caldo, poichè la verità totalitaria costituisce un assoluto dotato del carattere della completezza, ciò vuol dire che dovrebbe generare una barriera, o meglio una gabbia a 360 gradi, che chiudendosi in sè dovrebbe impedire anche la sola ipotesi di un cosmo non ideologico, ossia di una qualche forma di resistenza. Il rischio nell'affrontare questo problema è quello di voler ridefinire l'uomo sul piano esistenziale, dando una risposta che potrebbe sembrare ideologica anch'essa. La risposta che ci aspettavamo emergesse dai luoghi preposti alla vita democratica avrebbe dovuto essere di tipo politico, e avrebbe dovuto fare chiarezza sul motivo per cui l'uomo è atto, sia a dar vita, sia a distruggere i sistemi di tipo post-totalitario.
Forse è ad un altro livello che dobbiamo andare a cercare…
Nicola Rossi
Liceo Ginnasio “V. Monti”

Partendo dal presupposto che già ottenere questa gita è stata una battaglia e che non sono stati solo i cinque giorni passati all'estero ad avere un significato, penso che in generale abbiamo fatto un buon
lavoro. Dal mio personale punto di vista avrebbe dovuto essere più importante e di impatto il lavoro fatto in classe su Havel, per la posizione umana e quindi politica da lui sostenuta e a noi suggerita, ma siamo riusciti in qualche modo a reagire al clima della scuola. Spero sinceramente che questo"inconveniente" abbia reso tutti noi più consapevoli delle proprie possibilità di individuo rispetto a decisioni ingiuste, come quella di impedirci la partecipazione al progetto. Parlando della gita vera e propria, per me la parte più interessante è stata indubbiamente il CERN, e non solo per l'ampiezza di vedute e il soggetto estremamente affascinante, ma anche per il clima che mostra quanto sia facile collaborare quando l'obbiettivo comune è la cosa più importante. Non importa altro se non la ricerca scientifica. Se l'ONU per esempio avesse ritenuto che la faccenda in Libia fosse davvero una priorità non avrebbe avuto dubbi sul da farsi,. Anche al Parlamento Europeo se avessero pensato che i nostri interventi sarebbero stati davvero interessanti non avrebbero sprecato il poco tempo che ci hanno "concesso"  parlando delle loro esperienze, ma avrebbero risposto alle nostre domande. In ogni caso è utile ogni tanto scontrarsi con la realtà.  Credo che oltre agli aspetti negativi, uno degli aspetti positivi, e che, almeno per me ha un grande significato ė che mi ha fatto rivalutare la scuola per quanto possibile, è l’avermi mostrato che ci sono professori a cui importa davvero se siamo persone interessate e se possiamo fare esperienze il più coinvolgenti possibile. Ad esempio, la prof di Fisica che ci ha accompagnato mi ha mandato schede sugli elementi che non avevo capito al CERN, e mi ha messo in contatto con il professor Zucchini che ama il suo lavoro e mi ha aperto un mondo di conferenze di cui non conoscevo l'esistenza. Grazie.
Joy Harvey
Liceo Ginnasio “V. Monti”