Convegno 2011 - Interventi Seconda Sessione

Antonia Grasselli

Uomini Liberi nella coscienza nazionale. Dalla guerra alla Repubblica (1940/1948).

Testo dell’intervento
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Daniela Simonazzi

Azor. La resistenza incompiuta di un comandante partigiano.
(Per gentile concessione di Linea TempOnline, n.18/2011)
Io non ho conosciuto “Azor”, mio zio, ma la sua storia di giovane impegnato in prima persona nella Resistenza, raccontata a tratti tra le pareti domestiche, e tante volte ripresa, mi ha sempre colpita. Alla mia curiosità di bambina si rispondeva che era una storia triste, che era meglio non sapere…Un giorno, guardando tra i suoi ricordi, ho trovato tre fogli di giornale ripiegati su un titolo “Chi ha ucciso Azor?”
Avevo quasi paura a leggerli; avevo sentito parlare di Giorgio Morelli “Il Solitario”, l’amico di Mario che aveva scritto quegli articoli, ed era stato colpito perché le sue parole pesavano come macigni sulla coscienza di qualcuno.
Ho sempre percepito il dolore che in famiglia ognuno ha portato con sé nel corso della propria vita come una ferita profonda. La nonna, quando parlava di Mario mi raccontava solo della sua morte. Il dolore aveva cancellato dalla sua mente quasi tutti i ricordi belli, tutte le cose che lui aveva fatto nella sua breve ma intensa vita. Se mia nonna fosse ancora qui ora, le potrei dire che tutto quello che ha fatto è rimasto, non se ne è andato con lui, la sua umanità è rimasta nel cuore della gente che lo ha conosciuto, amato e stimato, e ancora oggi lo ricorda con affetto. Sono state queste persone, oltre alla mia famiglia e al “Solitario” che mi hanno dapprima fatto conoscere mio zio, attraverso i loro racconti, e poi, mi hanno moralmente incoraggiata a raccogliere documenti, ascoltare protagonisti e setacciare archivi.  Così, a distanza di sessant’anni, ho ricucito il filo della memoria e, oggi, posso raccontare la storia di “Azor”.

 

Mario Simonazzi
Azor


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Vidmar Bogdan

Filip Tercelj e difesa della nazione slovena.
Filip Terčelj nacque il 02/02/1892 a Grivče, parrocchia di Šturje (Aidussina). Venne consacrato sacerdote  l’8 giugno del 1917 a Ljubljana. Continuò poi gli studi a Köln presso la Facoltà di Sociologia e Pedagogia. In Germania si specializzò nei metodi di diffusione dell’istruzione e della cultura.
Alla fine del 1922 fu fondata, nell’ambito del Sodalizio dei sacerdoti di San Paolo, il Circolo di cultura e Terčelj fu eletto primo segretario. L'attività di Terčelj fu un'attività di grandi dimensioni, un vero e proprio movimento popolare, sostenuto dall'arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej.
A causa di questa attività, venne perseguitato dai fascisti e imprigionato il 30 dicembre del 1931. L'anno seguente fu condannato a cinque anni di confino a Campobasso. Il 13 novembre del 1932 fu graziato, tuttavia gli furono proibite ogni attività. Si ritirò a Ljubljana e rimase qui dal 1934 al 1945. Fu tenuto sotto stretta osservazione dai comunisti nel dopoguerra, per la sua intensa attività in favore del popolo.  Dopo essere stato denuciato per tradimento nazionale, fu conadannato  a tre mesi di prigione. A causa di questa condanna perse  anche impiego e alloggio. Assieme al sacerdote Franc Krašna fu ucciso il 7 gennaio 1946 nella Štulčeva grapa (burrone) a Davča. Oggi è sepolto  insieme a Franc Krašna nel cimitero di Davče.

 

Filip Tercelj e difesa della nazione slovena.

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