LA RESISTENZA INCOMPIUTA

Incontro con Daniela Anna Simonazzi

« Io non ho conosciuto Azor, mio zio, ma la sua storia di giovane impegnato in prima persona nella Resistenza, raccontata a tratti tra le pareti domestiche, e tante volte ripresa, mi ha sempre colpita. Alla mia curiosità di bambina si rispondeva che era una storia triste, che era meglio non sapere… Un giorno, guardando tra i suoi ricordi, ho trovato tre fogli di giornale ripiegati su un titolo “Chi ha ucciso Azor?”. Avevo quasi paura a leggerli. Avevo sentito parlare di Giorgio Morelli Il Solitario, l’amico di Mario che aveva scritto quegli articoli, ed era stato colpito perché le sue parole pesavano come macigni sulla coscienza di “qualcuno”- sostiene Daniela Simonazzi in un’intervista - Cosi, a distanza di sessant’anni, ho ricucito il filo della memoria e oggi posso raccontare la storia di Azor »

Daniela Anna Simonazzi interverrà a Cesena presso il Liceo “V. Monti” il 10 marzo 2012  invitata da alcune classi di studenti, per dare voce alla storia di Azor, de Il Solitario e del giornale  “La Nuova Penna”, partendo dalla ricostruzione storica dei fatti  e dialogando sul senso che la vita e le scelte di tali giovani testimoni possono avere per tutti noi.

Come primo contributo in questo senso pubblichiamo l’articolo di Carlo Andrea Schlatter.
 

Sempre uomini nella coscienza 
Mario Simonazzi è un ragazzo di 23 anni.

No, non un ragazzo: Mario Simonazzi è un uomo.

Un uomo come l'amico Giorgio Morelli, di sei anni più giovane, neanche maggiorenne, che inizia a scrivere e a diffondere insieme a lui e a Eugenio Corezzola i Fogli Tricolore, una pubblicazione clandestina che apparve quando ancora non esisteva un movimento resistenziale organizzato in Reggio Emilia e provincia.

Ma Mario, Eugenio e Giorgio non si limitano a scrivere articoli: essi combattono tra le file della Resistenza, vivono la guerra, rischiano la vita per difendere le colline su cui sono nati e cresciuti; l'uno, Mario, con il nome di battaglia di Azor; l'altro, Giorgio, chiamato Il Solitario; Eugenio, infine, noto come L. Bellis.

Combattono, questi tre uomini, combattono con le armi e con l'inchiostro, mantenendo salda la loro fede in Dio; combattono, e scrivono, e non hanno paura. O magari ce l'hanno, ma non è abbastanza per fermarli. Certamente è la libertà il valore più caro, come documenta il numero unico da “La Penna”, della Brigata “Italo” Fiamme verdi del Cusna, uscito il 24 agosto del 1945: “Per la libertà” è il titolo dell’editoriale, in un giornale che ha come motto “ ..Libertà va cercando, ch’è sì cara..”
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Dopo l’8 settembre 1943, Azor, scelse di darsi alla macchia per combattere contro l’occupante tedesco e il fascismo repubblicano, valendosi di una rete di relazioni e dell’amicizia con Giorgio Morelli (1926-1947) — nome di battaglia Il Solitario — un altro giovane cattolico reggiano. Lo scopo della loro azione, finalizzata a liberare l’Italia dalla dittatura, espressa con chiarezza prima dalle pagine de I Fogli Tricolore poi dalle pagine de La Penna “..ribelli del pensiero coi ribelli dell’azione..” ( Messaggio di lotta tratto da “La Penna”, settimanale della Brigata Fiamme verdi dalla montagna reggiana, 1 aprile 1945) si mantenne anche di fronte al brusco impatto con la realtà delle bande partigiane sull’Appennino, caratterizzate dall’ostentazione degli ideali rivoluzionari comunisti.

”Voi sapete con quale intento è sorta nell’estate scorsa la nostra Brigata: appunto quella di dare vita ad un blocco di energie giovanili, non solo fermamente decisa a portare alla lotta comune per la liberazione dell’Italia un contributo d’azione e d’entusiasmo, ma anche ben convinta che tale contributo sarebbe di scarso valore se non fosse accompagnato da un deciso sforzo di risurrezione morale, individuale e collettivo..combattere l’oppressore delle nostre terre, il torturatore dei nostri fratelli e combattere in noi stessi ogni deviazione, ogni debolezza, ogni germe di male morale si da far distinguere la nostra Brigata..”( Editoriale tratto da”La Penna”, settimanale della Brigata Fiamme verdi dalla montagna reggiana, 1 aprile 1945)

Fu per questo che Azor tornò in pianura ove organizzò molti uomini di cui fu riconosciuto capo, inquadrati nelle Squadre di Azione Patriottica (Sap). La sua condotta delle operazioni belliche, col fine di evitare ritorsioni nazifasciste sulla popolazione civile, nonché la sua abilità nell’ottenere finanziamenti senza ricorrere a sistemi illeciti, se da un lato gli procurarono una grande popolarità, dall’altro gli causarono l’ostilità di molti esponenti comunisti dei Gruppi di Azione Partigiana.

Mario Simonazzi, Azor, muore il 23 marzo del 1945. Lo uccidono con un colpo alla nuca, dopo avergli legato le mani; il cadavere, gettato in un bosco, verrà ritrovato l'agosto successivo. "Ucciso da ignoti", o almeno questo è ciò che si dice; ma la verità è un'altra, ed è nascosta da uno spesso strato di omertà.

Tuttavia Giorgio ed Eugenio non si fermano: vogliono portarla alla luce questa verità, costi quel che costi. I due amici ridanno così vita ai Fogli Tricolore, rinominandoli La Nuova Penna e rendendoli un periodico cattolico-liberale; vi si parla degli assalti ai nazisti, delle uccisioni, del fronte di guerra; ci sono poesie, citazioni, curiosità. Non si manca mai di ricordare gli sforzi fatti per stamparli, quei fogli, così pericolosi da essere costati ben 11 tipografie (tutte bruciate da avversari del giornale).

E tra i primi articoli ce ne sono tre, tutti firmati da Giorgio Morelli, tutti con lo stesso titolo: "Chi ha ucciso Azor?".

Il 9 agosto 1947 l'autore di quegli articoli, Morelli, Il Solitario, muore in seguito ai postumi di un attentato. Ha 21 anni.

Corezzola si vede costretto ad abbandonare La Penna, non con poco rammarico. Finisce così il sogno partigiano di questi tre giovani uomini.

Ancora oggi permane il mistero riguardo a chi uccise Azor in quel fatidico marzo del 1945; ma a spaventare chi cerca la verità, oggi non è più l'omertà, quanto la lacuna mnemonica che si è formata: "Fatti vecchi," si potrebbe pensare, "acqua passata".

Tuttavia noi del Liceo Monti di Cesena vogliamo provarci lo stesso, vogliamo tentare di ricostruire la storia di quegli anni, vogliamo cercare di approfondire un argomento che tutt'oggi risulta essere ostico ad alcune persone, specialmente nella zona di Reggio Emilia.

Per un motivo su tutti: perché non si perda la memoria di questi personaggi, di questi uomini che furono così forti e leali e giusti. Di questi eroi, di cui non dobbiamo dimenticarci.

"Alla mia memoria renderete omaggio se sarete anche voi, come me, sempre uomini nella coscienza, sempre giovani nel cuore"(Giorgio Morelli).

Carlo Andrea Schlatter


Per la libertà – Editoriale del numero unico del 24 agosto del 1945 del giornale “La Penna” della Brigata “Italo” Fiamme verdi del Cusna.
 

Editoriale - La Penna”, settimanale della Brigata Fiamme verdi dalla montagna reggiana del 1 aprile 1945. 

Messaggio di lotta - "La Penna", settimanale della Brigata Fiamme verdi dalla montagna reggiana del 1 aprile 1945.