STUDIARE IL DOPOGUERRA AIUTA A RICOMINCIARE

Posticipato al 15 dicembre il termine per inviare l'adesione al Concorso e al 30 aprile gli elaborati informa cartacea e i video
per lo slittamento dell'approvazione del POF in molte scuole causa agitazioni sindacali

Probabilmente la crisi dovrà ancora essere percorsa verso il fondo. E quel che vale per la crisi economica e il processo di ristrutturazione italiano ed europeo, può applicarsi anche alla scuola, che rischia di avvitarsi sempre più nel disorientamento.
Ma non per questo ha senso rassegnarsi da un lato all’assenza di entusiasmo e di prospettive per i giovani, dall’altro alla depressione della professionalità dei docenti, che rischiano di rendere la scuola (e dunque la società) attanagliata in quella che sembra una lunga stagione di stallo.
Così un impegno di qualità può aiutare, prima di tutto ad affermare l’identità dell’educazione. E poi anche ad affrontare il merito dei problemi. La storia in questo senso è un campo di lavoro ambiguo, difficile, ma fondamentale. E gli anni della guerra e della ricostruzione sono un terreno cruciale, perché fondativo, della nostra identità e dunque del nostro presente e delle prospettive che possiamo costruire. E’ quello su cui lavora da diversi anni l’Accordo di Rete “Storia e Memoria”, ora costituito come associazione “StoriaMemoria.EU”, che da Bologna mette in rete docenti e scuole superiori, oltre che istituti di ricerca e di cultura e fa delle proposte. Si tratta di far reagire la didattica con indirizzi di ricerca e in questo modo investire sull’identità e di conseguenza sulla tenuta della nostra società di oggi. E’ d’altra parte questo il modo per tenere insieme, in modo rigoroso, storia e memoria, cioè nozioni ed esperienze, che spesso rischiano di essere confuse e indebitamente sovrapposte.
In queste settimane l’Accordo di Rete propone alle scuole un concorso, il quarto, la produzione di un elaborato sul tema: Voglia di ricominciare. Il dopoguerra in Italia. Storie di giovani e di famiglie.
Il ricominciare può essere considerato come una metafora della storia nazionale, dei suoi limiti e delle sue potenzialità. E metafora dell’Italia è anche questo confluire, disordinato, conflittuale e creativo, di storie personali, familiari, in un tessuto prima civico, poi sempre più ampio.
Tra questi inizi, emblematico, perché fondativo della nuova Italia, è quello avvenuto negli anni del secondo dopo-guerra, in cui, alla ripresa della vita civile e democratica, si è accompagnata la ricostruzione economica e sociale, in un quadro in cui permanevano conflitti molto forti, non solo ideologici, ereditati dalla guerra appena conclusa.
Guardare realisticamente al conflitto, permette di misurarne il superamento, gli inganni, le speranze, il lavoro, le mistificazioni ideologiche e finalmente le buone opere.
Il ricominciare per alcuni fu più difficile che per altri, i reduci dai campi di concentramento non solo della Germania, ma anche della Russia, gli ebrei sopravvissuti alla deportazione e gli esuli istriano dalmati, che sono stati protagonisti delle scorse edizioni di questo concorso-ricerca.
C’è un ricco deposito di risposte ai bisogni sociali, messo in opera da uomini e donne, da famiglie, che, “dal basso” e “liberamente”, si sono messi assieme e hanno collaborato a costruire la storia del nostro Paese. Successi, ma anche insuccessi, che dimostrano le risorse, una vitalità e una capacità d’intrapresa che, messe alla prova, hanno consentito la ripresa. E ci fanno da pungolo.
Francesco Bonini

(pubblicato su “Il sussidiario.net” il giorno 22 novembre 2012)