Pietre per la Pace

CopertinaCortometraggio realizzato dalle classi 4°E e 4°D del Liceo Linguistico “A. da Imola” di Imola all’interno del progetto di storia “1938-1945: Ebrei a Imola”, coordinato dalla prof.ssa Elena Romito. Il cortometraggio ha vinto il terzo premio del Concorso “La pace e i diritti in Europa per la pace e i diritti nel mondo” indetto dall’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna nell’a.s. 2005-2006. La copertina è stata disegnata da Matteo Dal Fiume.

 

“Il modo in cui vediamo le persone è identico al modo in cui le trattiamo, e il modo in cui le trattiamo è quello che diventeranno”. Questa frase di Goethe ci ha fatto pensare ad Auschwitz.

A pochi chilometri l’uno dall’altra stanno, come pietre della nostra memoria, il campo di transito di Fossoli, anticamera di Auschwitz, e Villa Emma, luogo di speranza e di rinascita per 70 ragazzi ebrei dell’Est. La maggior parte degli ebrei italiani passati da Fossoli non è tornata. I ragazzi di Villa Emma si sono salvati tutti. Quei contadini, che li hanno aiutati, li hanno visti e trattati da persone.

Passato e futuro si fondono davanti a noi. Come costruiremo l’Europa, se non ricordando i nostri errori?

Ci sono luoghi che non restituiscono quello che hanno preso e ci sono luoghi che restituiscono la vita a chi credeva di averla perduta. Questa frase, ripetuta  nelle principali lingue europee, è il senso del filmato.

Abbiamo l’avvenire nelle nostre mani. Vogliamo un futuro di pace. Fossoli e Villa Emma rappresentano non solo i due volti del nostro passato ma anche le due possibilità del nostro futuro di uomini e di cittadini.

Noi speriamo.

ES GIBT ORTE, DIE UNS DAS, WAS SIE UNS GENOMMEN HABEN, NICHT ZURUCKGEBEN UND ES GIBT ORTE, DIE DAS DENEN ZURUCKGEBEN, DIE GLAUBTEN ES VERLOREN ZU HABEN (tedesco)

IL Y A DES LIEUX QUI NE RENDENT PAS CE QU’ILS ONT PRIS IL Y A DES LIEUX QUI RENDENT LA VIE A’ CEUX QUI CROYAIENT L’AVOIR PERDU…(francese)

THERE ARE PLACES WHICH NOT GIVE BACK WHAT THEY STOLE AND THERE ARE PLACES WHICH GIVE BACK LIFE TO THE PEOPLE WHO THOUGHT THEY HAD LOST IT (inglese)

HAY LUGARES QUE NO RESTITUYEN LO QUE SE LLEVARON Y EN CAMBIO  HAY LUGARES QUE RESTITUYEN LA VIDA A’ QUIEN CREIA DE HABERLA PERDIDA (spagnolo)

IL CAMPO DI TRANSITO DI FOSSOLI DI CARPI (MO)
Il campo di Fossoli viene istituito dagli italiani nel maggio 1942 come campo per prigionieri di guerra inglesi. Dopo l'8 settembre del '43 viene occupato dai tedeschi, attratti dalle sue strutture in muratura di recente costruzione e dalla posizione geografica che fa di Fossoli un punto strategico sulle strada ferroviaria che porta al nord, verso i campi della morte. Il campo viene ceduto, fino alla fine del 1943, alla neo nata Repubblica Sociale che ne fa un centro di raccolta provinciale per ebrei, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona.  Dall'8 febbraio del 1944 subentra la gestione diretta da parte delle SS e si attiva il processo di deportazione: Fossoli diventa campo poliziesco e di transito per prigionieri politici e razziali destinati ai Lager dei nord Europa. Dalla stazione di Carpi partono, in sette mesi di attività del campo, 8 convogli ferroviari, 5 dei quali destinati ad Auschwitz. Sul primo diretto verso questa meta, il 22 febbraio, viaggia anche Primo Levi che rievoca la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine di 'Se questo e un uomo' e nella poesia 'Tramonto a Fossoli'. Il convoglio giunse ad Auschwitz il 26 febbraio; Primo Levi fu tra i 95 uomini che superarono la prima selezione e fu immesso nel Campo col numero di matricola 174517. Mario Finzi, pianista ebreo bolognese, attivo segretario della Delasem bolognese ed impegnato nel salvataggio dei 70 bambini ebrei rifugiati presso Villa Emma a Nonantola, a pochi km di distanza dal campo, partirà anche lui da Fossoli per il suo viaggio senza ritorno verso Auschwitz. Con queste partenze ha inizio una serie di trasferimenti regolati da un meccanismo in cui nulla è lasciato al caso. Il 12 luglio del 1944 vengono trucidati 67 prigionieri come ritorsione per l’uccisione a Genova di tre o sei soldati tedeschi. Una rappresaglia completamente immotivata perché condotta contro prigionieri inermi e in un’area lontanissima dal luogo degli attentati.Con l'ultimo convoglio (partito il 2 agosto 1944) venne trasferito al Campo di Bolzano-Gries anche il carpigiano Odoardo  Focherini, che era stato internato a Fossoli il 5 luglio 1944, proveniente dal carcere di S. Giovanni in Monte (Bologna). Per essersi prodigato a lungo a favore di almeno un centinaio di ebrei perseguitati, venne deportato da Bolzano-Gries a Flossemburg (Germania) e, in seguito, al sottocampo di Hersbruck dove morì alla fine di dicembre del 1944. Da qualche tempo è iniziato il processo per la sua beatificazione. Il 2 agosto 1944, il campo viene abbandonato per ragioni di sicurezza e trasferito a Bolzano-Gries. Dal Campo di Fossoli, in quei 7 mesi di gestione nazista, passano circa 5.000 deportati di cui la metà ebrei: un terzo dei deportati ebrei dal nostro Paese passa da Fossoli. Pochissimi sono tornati.

VILLA EMMA

Villa Emma, residenza ottocentesca tra le più belle in Emilia alle porte di Nonantola, in provincia di Modena. Tra il luglio 1942 e il settembre 1943 giunsero e soggiornarono alla villa in due gruppi circa 70 ragazzi e ragazze ebrei di varia nazionalità provenienti dalla Jugoslavia. Dopo l’8 settembre ’43, in coincidenza con l'occupazione tedesca dell'Italia, il rischio di deportazione e morte si fece imminente anche per i giovani ospiti. I nonantolani dimostrarono allora di sapere trasformare l'ospitalità in vera amicizia, solidarietà e fratellanza, poiché nel giro di 24 ore tutti i ragazzi e i loro accompagnatori furono nascosti e protetti all'interno del Seminario di Nonatola o presso famiglie. Nelle settimane successive grazie all'opera di Don Arrigo Beccari, del dott. Giuseppe Moreali e di diversi cittadini venne organizzata la loro fuga verso la Svizzera. Si salvarono tutti e alcuni di loro sono tornati a salutare e ringraziare la gente di Nonantola. Ai nomi di Don Beccari e dott. Moreali, dal 1965, sono dedicati due alberi nel Viale dei Giusti del museo Yad Vashem a Gerusalemme